L’intelligenza artificiale è entrata prepotentemente nelle nostre vite e nelle nostre case. È apparsa come se fosse un gioco “innocuo”, da far vedere agli amici, in cui si chiedeva a un assistente vocale di svolgere semplici mansioni al posto nostro, come la scrittura di un messaggio o la chiamata dalla rubrica. Ma ora tutti i colossi del tech stanno implementando sistemi di intelligenza applicata alle esigenze della vita quotidiana sia in ambito business che in ambito privato. Nel 2017 sono stati venduti più di 33 milioni di assistenti digitali a supporto dell’intelligenza umana (soprattutto Amazon Echo e Google Home Assistant) e, per il 2018, la previsione è che si arrivi a oltre 56 milioni di pezzi, con un incremento di quasi l’80%.
Il caso Google
Prendiamo il colosso di Mountain View. Da tempo viene fornito ai clienti che possiedono uno smartphone Android un modulo di intelligenza artificiale che è stato progressivamente migliorato e implementato per fornire funzioni sempre più complesse e articolate. Ad esempio, consentendo di interagire in tempo reale con le mappe per chiedere aggiornamenti del percorso indicato o per dettare nuovi obiettivi interessanti. Progressivamente, quindi, l’intelligenza artificiale ha iniziato ad assumere il ruolo di assistente a tutti gli effetti, cui delegare le operazioni a minore valore aggiunto per “liberare” l’essere umano dai lavori meno qualificanti. Poi, nelle ultime settimane, Google ha iniziato a lanciare una nuova campagna pubblicitaria dedicata al nuovo assistente, attivabile semplicemente pronunciando “Ok Google”, appunto il Google assistant. L’offerta del gigante tecnologico si completa con una serie di soluzioni per la domotica (Google Home) che rendono la casa un luogo dove alcune operazioni – accendere e spegnere le luci, regolare la temperatura, azionare le tapparelle – possono essere delegate a un assistente personale in piena regola.
Amazon
La società fondata da Jeff Bezos ha da tempo puntato sul duo “Alexa + Echo”, dove la prima sta a identificare l’artificial intelligence e il secondo lo strumento attraverso cui comunicare con l’intelligenza artificiale, ovvero un altoparlante in grado di parlare e di recepire la nostra voce. Si tratta di un modulo di AI che per ora non è ancora in commercio come assistente vocale in italiano, ma che è stato il singolo articolo più venduto su Amazon durante il Black Friday 2017 e che promette di diventare uno dei bestseller della società di Bezos.
Microsoft
Mentre sugli smartphone Microsoft e Nokia (fino a poco tempo fa, almeno) veniva presentata una versione più semplice di Cortana, l’intelligenza artificiale sviluppata dall’azienda di Redmond per ricevere i comandi vocali degli utenti, è nel business che la più grande software house del mondo ha trovato i migliori sviluppi. Cortana, infatti, è il modulo di intelligenza artificiale che viene dedicata alla clientela che si avvale del cloud di Azure o che impiega la suite Office 365.
Gli altri casi
Cisco e IBM, tanto per citare i due casi più famosi e più diffusi, hanno da tempo sviluppato linguaggi di programmazione per offrire alla clientela non retail moduli di intelligenza artificiale integrata con i servizi di cloud computing che stanno diventando sempre più imprescindibili per qualsiasi attività che debba gestire moli di dati sempre più corpose.
Gli sviluppi futuri
Appare dunque evidente come le aziende del tech che utilizzano gli assistenti vocali, sia per il proprio business che per la clientela privata, stanno realizzando una vera e propria killer application. Perché nel giro di pochi anni, l’abitudine a una soluzione di questo tipo, sarà tale che non offrirla vorrà dire automaticamente tagliarsi fuori da qualsiasi possibilità di sviluppo e crescita.