Ogni giorno 2,6 miliardi di utenti utilizzano i servizi di messaggistica forniti da Facebook. Messenger è nata proprio per scambiare messaggi privati tra gli utenti di Facebook, WhatsApp a maggior ragione, mentre Instagram, nato come social network di foto, è sempre più impiegato anche per comunicare tramite i cosiddetti “direct”, messaggi privati. Ora però Mark Zuckerberg starebbe seriamente pensando di unire in un’unica, gigantesca piattaforma, i 3 servizi, in modo da aumentare l’engagement con i prodotti della famiglia Facebook.
La paura, però, è che la fusione possa in qualche modo tramutarsi in un “cavallo di Troia” per le cosiddette terze parti, che potrebbero mettere a repentaglio la sicurezza e la protezione dei dati, nonostante da Menlo Park si siano affrettati a comunicare che la crittografia end-to-end, finora applicata solo su WhatsApp, potrebbe diventare lo standard migliore per tutelare gli utenti dei sistemi differenti.
Perché unire i servizi?
Facebook ormai da tempo sta cercando di capire come far passare più tempo possibile ai propri utenti sulle sue 3 piattaforme. Il motivo è presto detto: più tempo trascorso significa più impression pubblicitarie, e quindi, nell’idea di Zuckerberg, maggiori investimenti da parte delle aziende che sponsorizzano i loro contenuti. Già oggi, in Italia, Facebook e Google si dividono il 77% della pubblicità online, ma naturalmente l’ambizione è sempre di riuscire a ottenere risultati migliori. Inoltre, con un servizio di messaggistica integrato, Facebook potrebbe fare concorrenza anche a iMessage, il servizio offerto da Apple ai propri clienti che permette un dialogo con altri utenti della mela morsicata.
Infine, perché l’unione dei 3 canali garantirebbe a Zuckerberg di avere a disposizione la più grande platea del mondo: perché se già Facebook è riuscita a diventare l’app per antonomasia per quasi un terzo della popolazione mondiale, l’integrazione con Instagram (un miliardo di profili) e WhatsApp garantirebbe la maggioranza assoluta. Oggi, infatti, per beneficiare dei 3 differenti servizi è necessario essere iscritti a ciascuno di essi in maniera distinta, e non è detto che tutti siano iscritti a tutti e 3. Ma un domani, con l’unificazione dei servizi, si potrebbe garantire che la totalità degli utenti o quasi siano “censiti” da Facebook.
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Le preoccupazioni
Come ha recentemente rivelato il New York Times, è vero che questa possibile unificazione consentirà agli utenti di raccogliere in un unico contenitore tutti i propri contatti, ma è anche vero che si aprirebbero problemi molto seri per quanto riguarda la privacy. Oggi, ad esempio, un utente di WhatsApp potrebbe iscriversi al servizio esclusivamente fornendo il proprio numero di telefono. Non è tenuto – per inviare messaggi gratuitamente – a dare informazioni sul proprio sesso, anno di nascita, preferenze e via dicendo. Un domani invece questo problema potrebbe presentarsi, “carpendo” le informazioni contenute su Instagram o su Facebook.
In una riunione ai primi di dicembre i dipendenti di WhatsApp avrebbero espresso notevoli preoccupazioni per questa fusione che, se tutto dovesse andare come pianificato da Zuckerberg, potrebbe diventare reale entro il 2020.
Per quanto riguarda l’Europa, il tema principale riguarda il Gdpr, il regolamento continentale sul trattamento dei dati personali, che sicuramente mal si sposerebbe con un’idea di questo tipo. L’aggregazione dei 3 social network permetterebbe una profilazione – partendo magari da una semplice chat di WhatsApp – che nessun player di internet ha finora raggiunto. Oltretutto, con un numero di utenti che potrebbe arrivare fino a metà della popolazione della Terra. L’accettazione delle regole in materia di privacy che ogni iscritto ai diversi social ha effettuato, sarebbe ancora valida in caso di fusione?
I commentatori si stanno dividendo lungo 2 scuole di pensiero. Da un lato c’è chi esulta, perché sostiene che in questo modo le falle di sicurezza mostrate da Facebook nei mesi scorsi (senza parlare dello scandalo Cambridge Analytica) verrebbero risolte dalla crittografia end-to-end. Dall’altra, però, c’è chi teme che una mossa di questo tipo possa tramutarsi in un clamoroso autogol per Zuckerberg e la sua azienda, con molti utenti particolarmente attenti alla propria privacy pronti a migrare verso Telegram o Signal, 2 servizi di messaggistica che garantiscono alti livelli di “anonimato”.
Sullo sfondo, una battaglia per la supremazia della rete che rischia di tramutarsi in un nuovo problema per gli utenti. E se Facebook non ha di fatto avuto conseguenze gravi dallo scandalo di Cambridge Analytica, non è detto che questa circostanza positiva si ripeta anche questa volta. L’idea di Zuckerberg è chiara: creare il più grande ecosistema digitale del mondo.