È sempre successo: foto di vita quotidiana che utilizzano hashtag iperbolici; brand che impiegano parole chiave che poco hanno a che vedere con i propri prodotti o immagini. Ma ora le cose sono destinate a cambiare: Instagram, il social network dedicato a immagini e brevi video di proprietà di Facebook ha annunciato di voler introdurre una funzione di “whistleblowing” (denuncia) per i contenuti non coerenti con gli hashtag utilizzati. Questo può avere ripercussioni sia sui profili personali sia, soprattutto, su quelli aziendali. La scelta del social network fotografico è dettata da una nuova funzionalità, già attiva da un paio di mesi: poter seguire singoli hashtag di interesse proprio come se si trattasse di profili. In questo modo, però, chi utilizza a sproposito parole chiave potrebbe “attirare” utenti su contenuti che non li interessano particolarmente. Ed ecco perché Instagram ha annunciato di voler implementare la funzionalità di segnalazione degli hashtag non inerenti al contenuto proposto.
Niente più “menzogne”
Fino a qualche mese fa, qualunque hashtag, specie quelli di grande successo, poteva essere impiegato senza alcuna limitazione. Al massimo, si rischiava di perdere follower che, attirati da parole chiave palesemente poco inerenti con i contenuti, potevano decidere di non seguire più il profilo aziendale o personale, di un brand o di un personaggio. Ora invece le cose potrebbero cambiare radicalmente: Instagram ha annunciato di voler inserire nuove funzionalità che consentono di segnalare foto non coerenti con quelle che si vogliono vedere. E il rischio è alto: la penalizzazione nell’algoritmo del social network.
La ragione è lampante: dopo la tormentata vicenda dell’elezione di Donald Trump e le accuse a Facebook di aver avuto un ruolo preminente nella scelta del tycoon, i social network e i colossi di internet hanno deciso di avviare un’aspra campagna contro le fake news. Questo è successo sia per quanto riguarda le notizie vere e proprie sia, come abbiamo appena visto, per contenuti più “leisure” che però evidentemente non possono derogare al concetto di verità. Google, il principale motore di ricerca, già da anni applica questa modalità di indicizzazione dei risultati: l’affidabilità e la coerenza sono parametri chiave che contano come – se non addirittura di più – del semplice traffico. Siti che siano stati segnalati come produttori di contenuti mendaci vengono automaticamente penalizzati dall’algoritmo di Google a favore di chi ha mantenuto fede alle promesse fatte nei titoli.
Che cosa si rischia
Finché si utilizzano hashtag in maniera “non ortodossa” sul proprio profilo personale, il rischio maggiore è quello di perdere like, venendo marginalizzati rispetto ad altri che scelgono con maggiore coerenza le parole chiave. Ma per i profili aziendali o di personaggi pubblici si rischia un autentico effetto boomerang: basti pensare al possibile calo di popolarità, alla crisi di credibilità e al numero di potenziali interazioni degli utenti, che sarebbero decisamente in diminuzione se qualcuno segnalasse l’account a Instagram come incoerente con i contenuti prodotti.
Nella peggiore delle ipotesi, invece, si può andare incontro al cosiddetto “Shadowban”, ovvero una minimizzazione della copertura dei propri post – che però non viene segnalata come avviene su altri social network – a causa di una strategia di utilizzo di Instagram non troppo trasparente: dal tentativo di scambio di like, ai commenti simil-spam fino, appunto, all’utilizzo improprio degli hashtag.
Ma allora che fare?
Il suggerimento su cui gli esperti concordano è quello di mantenere una comunicazione, anche sui social network, piuttosto aderente alla realtà. È importante, quindi, non utilizzare quanti più hashtag possibile nella speranza di raggiungere il pubblico più vasto, perché il rischio è di ottenere l’effetto contrario. Inoltre, meglio utilizzare le parole chiave che maggiormente sono presenti su Instagram (da questo punto di vista, un valido aiuto può venire dal numero di occorrenze per ogni singolo hashtag che il social network stesso segnala quando lo si digita), evitando invece quelli inventati o che sono di difficile comprensione perché troppo lunghi o perché sottintendono battute o sarcasmo complicati da recepire. Tra gli hashtag con più occorrenze su Instagram ci sono – a solo titolo esemplificativo – #foodporn, #picoftheday, #friends, #sea, #holiday e così via.
Infine, due ulteriori suggerimenti: il primo è quello di usare quanti più hashtag possibile (30 è il massimo consentito da Instagram) solo se sono pertinenti e non come mero riempitivo. Secondo alcuni studi, il 91% dei post sul social network della famiglia Facebook ha da 1 a 7 hashtag. Il secondo è di non utilizzare i commenti per aggiungere qualche hashtag che può essere sfuggito. L’importante, insomma, è mantenere sempre una comunicazione coerente, senza scadere in tentativi vagamente ingannevoli che possono ritorcersi contro. Essere affidabili è il più intangibile, ma anche il più efficace, di tutti gli hashtag a disposizione.
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